Nel 1979 dovemmo andare fino a Zurigo per ascoltare Frank Zappa!
Ma perché fare così tanta strada per un concerto?
Gli anni 70 videro proliferare grandi eventi musicali in tutto il mondo.
L’ondata di band e cantanti anglosassoni e americani non si fermava più e sempre più gente li seguiva! Gli spazi consueti ormai non bastavano più ed ecco che si iniziò ad usare palazzetti dello sport e stadi per ospitare i concerti che attraevano tanto pubblico.
Ma erano anche tempi di protesta e contestazione e una frangia del pubblico, subito nominata gli “Autoriduttori”, pretendeva di non pagare né l’ingresso né alcuna altra spesa, al grido di La musica è nostra. Riprendiamocela!
Altri pensavano che il prezzo dei biglietti fosse un po’ troppo alto e ne chiedeva una riduzione. Al grosso del pubblico invece la cosa andava bene, capendo bene che ascoltare i propri artisti preferiti prevedeva un’organizzazione complessa che costava molti soldi: montare il palco, le strutture sceniche, l’impianto audio e le luci, tutto il personale nei vari ruoli, spese di viaggio, logistica etc.
Altro discorso era invece quello dei ricarichi troppo alti e dei guadagni spropositati di manager ed artisti.
I concerti divennero terreno di scontro tra le parti, perfino con molotov tirate sul palco e distruzione di strumenti musicali ed attrezzature. Ben presto le rockstar internazionali saltarono l'Italia dalle tappe dei loro tour e non ci furono più concerti se non di artisti locali, peraltro a volte contestati duramente.
Vidi con i miei occhi tutto questo al concerto di Patti Smith allo stadio Comunale di Bologna…
Il risultato fu che per vedere un evento live bisognava uscire dall’Italia…
Ed ecco che, con il mio compagno di avventure Leonardo B. ce ne dovemmo partire direzione Svizzera - Zurigo per il concerto di uno dei nostri artisti preferiti di sempre: Frank Zappa.
Per chi non lo conoscesse consiglio di approfondire, visto che è universalmente considerato uno dei più grandi artisti del novecento.
Con soldi più che scarsi, voglia di musica tanta e Frank che per noi è un eroe, si parte alla ventura direzione Zurigo con i soli vestiti che abbiamo indosso.
Il concerto si tiene all’Hallenstadion il primo aprile 1979 ma noi per sicurezza partiamo un giorno prima. Dopotutto ci muoviamo con l’autostop e per meglio riuscire usiamo una tecnica consolidata, ci rechiamo all’area di servizio dell’autostrada e chiediamo direttamente a chi fa rifornimento.
Oggi sono altri tempi.
Dopo un paio di tentativi falliti un signore di mezza età con una Fiat 124 giallino chiaro ci dà un passaggio fino a Bologna. Va a tavoletta tenendo schiacciato l’acceleratore a fine corsa. Un pazzo!
Comunque arriviamo e ci facciamo lasciare nella prima area di servizio che incontriamo. Non si sa mai…
Qui ci vogliono diversi tentativi ma finalmente ci danno un passaggio fino a Milano. Non ricordo né che macchina fosse né che tipo di conversazione si fece. Comunque è andata bene, partiti la mattina, ad inizio pomeriggio siamo già a Milano dove ci facciamo lasciare nella solita area di sosta.
Cominciamo a chiedere se c’è chi va in Svizzera, ma nessuno degli interpellati va oltreconfine. Dopo un po’ cominciamo a pensare che qui si mette male.
E invece no! Tre ragazzi a bordo di una grossa berlina Mercedes ci dicono che vanno in Svizzera. Saliamo a bordo e via che si parte!
Sono due ragazze e un ragazzo complessivamente vestiti eleganti, le ragazze un po’ più sportive, lui in giacca e cravatta. Ricordo che in macchina c’era continuamente musica ad alto volume. La cassetta dell’album “Breakfast in America” dei Supertramp, appena uscito, ha girato parecchie volte.
Si parla del più e del meno, poi domandiamo ma voi dove andate di preciso e indovina un po’? Vanno a Zurigo a vedere il concerto di Frank Zappa!
Nooo, davvero? Ma che fortuna sfacciata, ci portano fino a lì.
Arrivando in prossimità di un’area di servizio lui ci domanda se fumiamo, rispondiamo che né io né Leonardo fumiamo sigarette, ma lui precisa che non intendeva sigarette ma altro. Ah! Vabbè… qualche volta rispondiamo.
Entra quindi nel distributore, rolla una canna, la fa girare e via che si riparte! La cosa si ripete ad ogni area di servizio. Una canna ogni cinquanta kilometri, una media consistente. Sono esagerati e noi non siamo abituati a tali ritmi, quindi dopo un po’ vanno avanti solo loro a fumare canne, che noi siam pieni.
Arriviamo al confine italo-svizzero, ci mettiamo in fila per il controllo documenti. Davanti a noi un mitico pulmino Volkswagen T2 con una coppia a bordo. Capelli lunghi, jeans, gonna a fiori e tutti gli ingredienti hippie possibili. Li fanno scendere, aprono tutto e fanno salire i cani a bordo! E magari lì dentro non c’è traccia di sostanze stupefacenti.
A noi invece veloce controllo e via, passate pure!
Pensavo che razza di coglioni che siamo noi umani: ci fidiamo delle apparenze!
E mi veniva da dire ehi raga! La droga è qui, a bordo di una Mercedes con gente ben vestita, e non nel Volkswagen con i loschi figuri!
Beh, non so davvero se avessero o no la roba, ma quella situazione è stata istruttiva.
Si riparte avviandoci verso il passo del San Bernardino.
E piano piano si arriva a Zurigo dove iniziamo a girare per vedere un po’ la città. Qui si parla tedesco, impariamo presto che Aeroporto si dice Flughafen, Stazione dei treni si dice Bahnhof e via discorrendo.
S’è fatta notte e ci rechiamo all’albergo dove i tre avevano prenotato. Loro salgono in camera e a noi lasciano il Mercedes parcheggiato lì davanti dove dormire, ormai siamo diventati amici!
Una bella fortuna ci diciamo Leo ed io, chissà dove avremmo dormito altrimenti, per strada come senzatetto? In una scatola di cartone? Soldi per una camera in una pensioncina non ne avevamo quindi chissà… Per il bagno non c’è problema, ce ne sono di pubblici dappertutto.
Certe cose o si fanno a vent’anni o non si fanno più!
Il giorno dopo si gira per Zurigo qua e là.
Andiamo anche in un parco con laghetto e dappertutto ci sono uccellini. Fossimo in Italia, pensai, avrebbero sparato a tutti…
In uno dei posti dove abbiamo parcheggiato ci fanno osservazione perché la macchina non è equidistante tra le righe bianche! Accipicchia, sono proprio svizzeri.
Arriva la sera e ci rechiamo verso l’Hallenstadion, un palazzetto dello sport davvero immenso. Scopriamo che lì dentro ci si fa di tutto: gare di biciclette, incontri di hockey su ghiaccio, partite di tennis e pallamano e naturalmente concerti. Dentro ci stanno fino a 15.000 persone! Insomma, è grande davvero e ci han suonato tutti, dagli Stones a David Bowie, da Elton John agli ZZ Top insomma… un po’ tutti.
Ci mettiamo in fila, entriamo dentro e subito scopriamo che il servizio d’ordine è affidato agli Hells Angels, che girano con i soliti denim jackets senza maniche con dietro la celebre back patch con l’ala. Hanno facce poco raccomandabili, sono truci e fan paura, soprattutto per i racconti sentiti. Accipicchia, Frank non vuole casini e visto che in passato lo han buttato giù dal palco con mesi di convalescenza, quasi quasi lo si capisce.
Ho assistito a questo: davanti al palco c’erano file riservate a cui non si poteva accedere. Un tizio scavalca e si mette a sedere in quel settore, ma subito arriva uno degli Angels e gli spiega che non si può. Il tizio si incazza e dice che lui si mette dove vuole, la discussione si anima e ad un certo punto questo tizio gli dà uno spintone. Nasce una colluttazione, arrivano altri tre Angels a dare manforte, lo prendono per braccia e gambe, lo portano fuori da una porta di servizio e dopo un paio di minuti rientrano tutti e quattro. Ma il tizio dov’è? Lo posso solo immaginare, a spanne direi che il concerto non l’ha visto…
Ecco come funzionava il servizio d’ordine con gli Hells Angels.
Ma iniziamo con il concerto. Per scaldarsi Frank parte con un solo improvvisato e poi via via snocciola musica alternando brani conosciuti ad altri più recenti. L’acustica è quella rimbombante dei palasport, non concepiti per la musica, ma il sound-engineer è bravo e si sente decentemente con la batteria di Vinnie Colaiuta in primo piano. Lo sappiamo, a Frank piacciono i batteristi!
Per chi volesse approfondire, ho trovato in rete scaletta, formazione e registrazione del concerto, ecco i link:
Quando parte con una Peaches En Regalia velocissima è il tripudio! D’altronde è uno dei suoi brani più conosciuti.
Inutile che stia a descrivere la musica di Frank ed il concerto in particolare, dico solo che tutto è minuziosamente preparato, compreso gli spazi per l’improvvisazione, come al solito del suo stile e modo di affrontare le cose.
L’emozione è quella di aver partecipato ad un grande evento e che ce lo siamo meritato dopo un viaggio così lungo.
Quello che ho voluto raccontare è il contorno.
Finito il concerto ce ne andiamo a dormire cotti, che il girovagare di tutto il giorno a Zurigo e il concerto a cui abbiamo assistito in piedi ci hanno davvero stancato. Noi dentro la Mercedes e gli altri tre nel solito albergo, si potrebbe dire come al solito.
Il giorno dopo si riparte.
I ragazzi si fermano a Milano, han finito la roba e vanno da loro amici a rifornirsi, noi invece verso casa.
Ricorderemo per sempre. Che avventura ragazzi!
ciao Riccardo, a proposito di autoriduttori e casinisti vari che si presentavano ai concerti.... ho letto un libro su Edoardo Bennato in cui si raccontava che durante un concerto al palasport di Pesaro (mi sembra nel 74) se le sono date tra un gruppo di questi e gli amici di Bennato, che erano con lui in tournée. Dopo il concerto si sono incontrati per caso in via delle Galligarie, fuori del pub e si è rischiata la guerriglia. Per caso tu conoscevi questa storia?