A undici anni zio Rino mi regalò una radiolina Sanyo. Aveva le Onde Medie, la FM e soprattutto le Onde Corte, con cui mi sintonizzavo su stazioni lontane. Finalmente potevo sentire quelle musiche strane che mi piacevano!
Che soddisfazione la notte nel mio letto, quando con l’auricolare ascoltavo quelle stazioni americane dove c’era il jazz! Ma soprattutto mi collegavo con quelle stazioni arabe piene di quella musica tutti all’unisono.
La globalizzazione ancora non aveva colpito gravemente l’umanità e ancora si poteva godere delle speciali diversità di ogni cultura. Oggi le stazioni radio sembrano trasmettere la stessa musica dappertutto, con l’irreale sensazione che gli speakers radiofonici abbiano tutti la stessa voce e dicano tutti le stesse cose.
Certo, non è che si sentisse tanto bene. L’audio era così così, la radiolina aveva un altoparlantino piccolo piccolo e le Onde Corte come qualità non sono per niente un granché. Ricordo distintamente che un effetto dell’audio faceva variare il suono nel tempo, come se andasse e venisse, e la cosa mi piaceva anche! Più tardi scoprii che è un difetto delle trasmissioni che si chiama Multipath Fading.
Avevo allora anche una fonovaligia Lesa con altoparlante Davoli-Krundaal. Suonava meglio della radiolina e ci ascoltavo i tanti dischi che c’erano in casa: dalle opere liriche ai Beatles, da Adriano Celentano a Rita Pavone. Poi arrivarono Jimi Hendrix e i Led Zeppelin, qualcosa doveva cambiare! Mi procurai una cassa con un grosso altoparlante e la collegai in parallelo assieme al Krundaal: fu un effetto strepitoso!
Quanti “festini” dove quell’accrocco forniva la musica!
Ma c’era di più! Stava arrivando la soluzione al problema del suono: era l’Hi-Fi, l’Alta Fedeltà!
Siamo passati dal suono cavernoso del Juke Box del bar a qualcosa che suonava bene a casa! Una rivoluzione. Finalmente si sentivano i bassi, finalmente si sentivano i piatti della batteria ma soprattutto il suono era Stereofonico!
Era la cultura dell’Alta Fedeltà e ne rimasi gravemente contagiato.
L’attrezzatura diventava sempre migliore. Si spendeva sempre di più per avere un suono potente, ricco, fedele, per poi non sapere dove posizionare in casa gli attrezzi acquistati, che erano venduti in negozi specializzati frequentati da appassionati che pontificavano su questo e su quello. Nessuno ci capiva niente ma tutti dicevano di avere ragione. Constatai che questi appassionati in realtà ascoltavano l’impianto e non la musica: avevano pochi dischi che lo facevano suonare bene, a loro avviso naturalmente. In genere erano musicalmente ignoranti senza saper distinguere il suono di un oboe da quello di un fagotto, il suono di un basso Fender dai bassi di un Hammond e via dicendo.
Ma dopo un po’ di anni qualcosa cominciò a degenerare.
Il segnale fu la comparsa nei supermercati di impianti stereo tutto in uno, impianti mini stereo, micro stereo… realizzati in un plasticone generalmente di colore nero o grigio.
Era l’Hi-Fi per tutti, l’Hi-Fi in ogni casa.
Ma ancora da quegli apparecchi si sentiva decentemente e se ne traeva soddisfazione.
Nel frattempo l’Hi-Fi quello vero aveva preso un’altra strada. Gli apparecchi buoni erano arrivati a cifre stravaganti da quanto erano cari e la cosa si chiamava hi-fi esoterico!
Se da un lato gli impiantini per tutti costavano sempre di meno, e valevano sempre di meno, dall’altro un impianto esoterico poteva costare come un’auto di lusso.
La forbice si allargava… ma poi, la rovina.
A livello popolare ci si stava accontentando di qualcosa sempre un po’ così così, robetta insomma, senza immaginare che non ci fosse fine al peggio. Il peggio? Detto e fatto.
Il tempo passa e alla fine ci si ritrova ad ascoltare la musica dal cellulare! Che disgrazia!
Lo sappiamo tutti, il suono del telefonino fa veramente schifo!
Si sente peggio della mia radiolina Sanyo anni 60!
Un degrado pazzesco, abbiamo fatto tanto per conquistare un suono decente per poi trovarci ad ascoltare il suono prodotto da un dischetto di metallo messo dentro un telefonino…
Certo, una minoranza si porta dietro uno speaker bluetooth o una cuffia per una esperienza sonora migliore, ma non so se facciano testo. Ormai un ascolto di una certa dignità lo si ha solo nell’automobile, anche se i brani di musica commerciale pop vengono tarati per l’ascolto sui telefonini.
No comment…
Dispiace dire che, dopo un percorso di evoluzione costante nella tecnologia di riproduzione sonora si ritorni a sessanta anni indietro. Non dico che la cosa mi offenda… ma un certo fastidio me lo dà.
Ma lo prendo come un segno dei tempi, una involuzione e degenerazione che riflette lo scenario di una civiltà in crisi di identità, nell’attesa di un cambiamento annunciato.
Nel frattempo continuo ad ascoltare musica con casse buone.
Riccardo Marongiu©
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