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Ecco, quello è il jazz!

Aggiornamento: 14 ago 2021

di Winton Marsalis

dal libro "Come il Jazz può cambiarti la vita"


Quando mio padre disse che avrebbe portato me e mio fratello Branford a suonare in un’orchestrina per ragazzi diretta da Danny Barker ‑ il leggendario suonatore di banjo e di chitarra ‑ tutto ciò che ci potevamo immaginare era musica da cartoni animati. E poi, che cos'era un banjo? All'epoca abitavamo a Kenner. Branford aveva nove anni, io otto.


A mio padre ci volle círca mezz'ora per portarci in macchina a New Orleans, allo spiazzo dove la Brass Band della Fairview Baptist Church di Barker faceva le sue prove.

Là incontrammo un vecchio che supposi fosse il signor Barker.

Era un personaggio pittoresco, pieno di vitalità e di fantastiche storie che sapeva raccontare bene. Amava la musica di New Orleans e amava i bambini. Quel giorno ci diede una lezione decisiva sul jazz, e sulla possibilità di una vita basata sull'espressività personale e sul rispetto reciproco. Una lezione profonda e indimenticabile.

Cominciò con la batteria: "La grancassa e il piatto sono la chiave di tutto quanto. Suoniamo in quattro quarti. Uno, due, tre, quattro. La grancassa suona sull'uno e sul tre, il piatto sul due e sul quattro. È come se si rispondessero l'un l'altro. Così, quando la grancassa fa bummp, si risponde con il piatto: chhh".


1 2 3 4

bump, chhh, bummp, chhh

1 2 3 4

bump, chhh, ba-bummp, bummp chhh


"Ecco, in quel quarto colpo della seconda misura, il piatto e la grancassa vanno d'accordo tra loro. E quando li colpite allo stesso tempo, ecco, quello è il jazz.

"Vedete," continuò, "voi dovete saltellare tutt'attorno mentre eseguite le vostre parti e dovete assecondare il ritmo, proprio come se steste ballando o saltando la corda."

Poi passò alla tuba. "Ecco la tuba, il più grosso strumento che ci sia. Voi suonate delle grosse note e lasciate degli spazi. Le cose grosse si muovono lentamente". Cantò qualche passaggio di tuba. "Voi siete collegati con la grancassa. Voialtri due siete là sotto, perciò non vi dovete separare. Voialtri siete il pavimento ‑ le fondamenta del beat."

Il tipo con la tuba cominciò a suonare. Barker disse: "Dovete suonare con sentimento. E quando suonate con sentimento, là sotto dovete saltellare". Così si mise a saltellare su e giù. Poi cominciarono insieme la tuba e la grancassa. E lui disse: "Dovete mescolare i suoni e suonare sempre insieme!". Poi, dopo che ebbero fatto un rumore dal fondo della pancia, come un brontolio, disse: "Ecco, quello è i il jazz!"

A questo punto si voltò verso il trombone "Che cos’hai tu che non ha nessun altro?"

"La coulisse," disse il ragazzo.

"Proprio così. Nel jazz, devi sempre avere qualcosa che ti rende diverso dagli altri. Sii fiero di essere te stesso. Tu suoni uno strumento basso. Più suoni basso, più lento va il ritmo. Adesso voglio che suoni una parte come questa." E cantò la parte. "Di tanto in tanto, rrrhhhhhrrrraawwwwmp, voglio che tu questa parte la scivoli, la frantumi, la riduca a una nota. Falla a pezzi!”.

La tuba, la batteria e il trombone cominciarono a suonare assieme, e sembrava davvero orribi­le, Barker disse: "Ecco la musica jazz!".


Poi si rivolse ai trombettisti, disse: “La tromba è lo strumento solista. Voi dovete essere forti. Siete voi a suonare la melodia”.

Così ci insegnò una melodia, Li'l Liza Jane. Cominciammo a suonare. E una volta che avemmo suonato la melodia, procurandole parecchie ferite piuttosto dolorose lui disse: “Suonatele con personalità, le note. Scuotetele! Giocateci attorno! E suonate con ritmo. Dovete pure saltellare".


Tutto quello che voleva che eseguissimo ce lo cantava prima. Così suonammo la canzone con tutti gli altri e sembrava rumore puro. Già, era assolutamente terribile, ma in fondo ne poteva venir fuori un bel divertimento.

Dopo andò dal clarinettista: 'Vedete tutti questi tasti che ci avete? Voi potete suonare acuto, più acuto di una tromba, Potete fare rapidi salti di nota, trilli e roba del genere. È questo che vi distingue dai trombettisti. Voglio che voialtri ogni tanto le facciate tutte queste cose. Suonate la stessa melodia della tromba ma un'ottava più su". Cantò anche la parte del clarinetto.

I clarinettisti squittirono e scricchiolarono. Barker ascoltava. Poi disse "Tutto ciò che fate, fatelo con personalità. Cavate fuori, piegate, pattinate quelle note".

Loro ci provarono.

Barker disse: "Quello è il jazz! Adesso fatemi sentire i clarinetti e le trombe sulla melodia. Ma quando suonate tutti insieme, dovete parlare tra di voi. Il clarinetto deve riempire lo spazio lasciato dalla tromba e la tromba deve per forza lasciare libero quello spazio".


Così provammo a suonare tutti insieme. Il clarinetto suonava la melodia un'ottava più sopra, mettendoci delle note veloci, ma sempre squittendo e scricchiolando. Terribile.

Allora Barker disse: "Mettiamola su assieme, Li'l Liza Jane''.

Era la cosa più cacofonica e disarticolata che si possa sentire in tutta una vita.

“Signori," concluse entusiasticamente, "ecco, quello è il jazz."



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