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Deep Purple: la prima volta!

Aggiornamento: 3 set 2021


Tra la fine dei 60 e l’inizio dei 70 ecco che arriva il rock!

Non il rock ‘n roll degli anni 50, ma quello nuovo chiamato Hard Rock,

che proveniva quasi esclusivamente dalla Gran Bretagna.

Musica forte, pesante, pregna.

Ci piace assai!

In quel momento storico di grande fermento di idee ed opere, l’offerta di musica era stratosferica e superbamente varia! Un’insalata mista di sapori e colori musicali mai vista prima: si accavallavano generi diversi, sound nuovi ed originali con quelli consueti ed usuali, un mix di novità e tradizione.

E per chi può discernere, diamo un’occhiata alla classifica della Hit Parade di un giorno qualsiasi, scegliendo un po' a caso, ad esempio quella del 27 Maggio 1970:

1) It’s five o’clock – Aphrodite’s Child 2) Let it be – the Beatles 3) Fiori bianchi per te – Jean François Michel 4) Occhi di ragazza – Gianni Morandi 5) La prima cosa bella – Nicola Di Bari 6) Wight is wight – Michel Delpech 7) Instant Karma – John Lennon 8) Venus – Shocking Blue 9) Bugiardo e incosciente – Mina 10) Eternità – i Camaleonti Che varietà! Che generi diversi! Che interessante spaccato di gusti, da Nicola Di Bari ai Beatles, da Gianni Morandi agli Aphrodite’s Child. Oggi non è più così, la vera creazione artistica è stata spazzata via dal mercato e coloro che determinano le linee guida non sono artisti ma funzionari votati al business, schiavi della finanza. Fortunatamente ancora oggi ci sono le nicchie per veri appassionati di musica:

dalla musica per organo barocco al jazz tradizionale, dalla sperimentazione elettronica al rock estremo.

Possiamo dire che la musica, come l’arte tutta, è la cartina al tornasole dei tempi, uno specchio della società, un termometro della salute sociale di cui rappresenta una immagine. Ma torniamo a quel momento storico in cui stavano venendo fuori quelle band i cui componenti erano anche fior di musicisti, Led Zeppelin e Deep Purple su tutti. Gente che sapeva suonare, che aveva uno stile, un marchio di fabbrica.

Ora quel rock è considerato praticamente musica classica. Ecco che inizia l’era dei grossi tour, e arrivano tutti. Tra loro i Deep Purple, già mito consolidato a livello mondiale, che avevano appena pubblicato un album che rimarrà nella storia del rock: In Rock. Appunto! Con Claudio e Maurizio, coi quali condividevo la passione per la musica e per il suonare, si decide di andarli a vedere a Bologna, il 27 maggio 1971. Io ho quasi 16 anni e mezzo, gli altri più o meno. Una faccenda dannatamente importante, io non avevo mai visto artisti così famosi prima, così avanzati, così attuali. Mi fermavo all’aver visto e sentito Adriano Celentano, Nini Rosso e i New Trolls. Si parte in treno, biglietto in tasca, qualche soldino e poco altro. Sembra impossibile a paragone del mondo connesso di oggi, ma i genitori ci lasciarono andare tranquillamente a quell’età e senza poter comunicare con noi. Mi porto pure dietro un radioregistratore a cassette Grundig C-201 (foto) per immortalare tutto! Quella registrazione ha girato per anni tra gli amici poi è sparita, peccato. Chissà chi ce l’ha.

Ricordo vagamente il percorso a piedi dalla stazione al luogo del concerto. Esibito il biglietto si entra, che figata! Un Palazzetto dello Sport dedicato a concerto per noi era una novità! Mai vista così tanta gente insieme accalcata. Trovammo posto tra le prime file e in posizione centrale. Nel giro di poco ogni spazio era preso. La prima cosa che mi stupì era l’impianto di amplificazione: due piramidi di casse Wem (link) ai lati del palco. Non avevo mai visto una tal quantità di speakers, saranno stati una quarantina per parte e pensai che ci sarebbe stato un bel casino. Sul palco, la fila degli amplificatori Marshall (link) era coperta da un’altra fila di amplificatori Lombardi (link) e non si capiva il perché ma poi… vedo davanti alla Ludwig di Ian Paice, una Black Oyster Pearl come quella di Ringo Starr, un’altra batteria Ludwig a doppio tom, ripitturata a mano in colore rosa shocking. C’è un’altra band ci diciamo, non può essere altrimenti. E notiamo, sul pannello anteriore dell’Hammond posizionato a sinistra sul palco, una vistosa scritta PFM, cosa vorrà dire? Improvvisamente i musicisti della band di spalla spuntano fuori così, senza un annuncio, senza una presentazione. Imbracciano gli strumenti, qualcuno farfuglia qualcosa al microfono, ma noi non capiamo niente. Iniziano con il suonare un brano dei King Crimson, o almeno così ricordo e vanno avanti così tra tante cover e qualcosa di inedito. Poveracci, suonano con le luci accese del palazzetto, il palco non è illuminato, uno squallore, chissà… le luci servono solo ai Purple? Sono bravi e precisi si capisce subito, ma noi vogliamo sentire i Deep Purple e non vediamo l’ora. Ricordo ancora il titolo di un brano inedito della band, “La carrozza di Hans” che ci sembrò niente male. Alla fine qualcuno dirà che la band è la “Premiata Forneria Marconi” un nome che ci rimarrà in mente anche se inusuale e complicato. Questa band poi diventerà davvero importante e comprammo pure i loro albums. Hanno finito, il palco viene sgomberato dai loro strumenti. La batteria viene trasportata intera sul palchetto dove era montata. Andato a vederla da vicino, che curiosone, notai che il lavoro di pittura era approssimativo. Ma siamo pronti. Entrano i Purple…

Ritchie Blackmore è fighissimo, outfit total black, camicia di raso sbottonata fino all’ombelico e Stratocaster nera. Gli altri sono un po’ meno fighetti, Ian Gillan mi sembra fosse in canottiera ma è passato troppo tempo per giurarci. Ian Paice è subito a torso nudo, Roger Glover come tutti i bassisti staziona in mezzo metro quadro. Jon Lord si sposta dall’Hammond C3 ad un seminascosto piano elettrico RMI. Noto che l’organo è amplificato dai Marshall e non attraverso il Leslie, una cosa curiosa per me. E cosa ci faccia un Vox AC 30 tra gli ampli di Blackmore è un mistero che non si comprende, ha già due stack Marshall pompati a canna… Il concerto sarà un viaggio siderale! Quelli della PFM saranno stati bravi ma i Purple sono una bomba atomica! Strange kind of woman”, “Black night” e soprattutto una “Child in time” da un quarto d’ora ci fanno volare alto. E pensare che ancora non avevano scritto la loro hit più famosa: “Smoke on the water”! Blackmore striscia la Strato sull’asta del microfono, sulle casse, la maneggia per la leva del vibrato, fa spettacolo! Si vede che ha indole da frontman e sembra persino che voglia oscurare Gillan. Ma i duetti voce / chitarra sono deliziosi. Ian Paice non si sottrae all’usuale assolo di batteria da un quarto d’ora che andava di moda allora, una rottura di scatole per chiunque. Jon Lord è molto signorile, suona in piedi e si sente che ha masticato studi classici con preferenza per il barocco. Era il mio primo andare ad un concerto con star internazionali.

Un bombardamento sonico irresistibile, con forze psicologiche immense al lavoro, aveva sopraffatto me e gli altri due . A 16 anni, l’atmosfera, il contesto, le circostanze erano troppo potenti per noi poveri ragazzi di provincia.

Ci avevano messo al muro! Uscimmo dal palazzetto per incamminarci verso la stazione spettinati e frastornati dall’assalto sonoro subito. Dopo un primo tratto in silenzio finalmente riusciamo a parlare e a scambiarci impressioni. Tessiamo lodi sperticate per i Deep Purple, per gli acuti di Gillan, le schitarrate di Blackmore, le fughe di Jon Lord, la spinta ritmica di Paice. L’unico che ci sembra un po’ scarso è Roger Glover.

Tutti e tre confessiamo che ci vergogniamo del nostro livello di musicisti e ci scambiamo la solenne promessa di smettere di suonare, visto la nostra scarsità. In treno sarà un continuo ripercorrere gli avvenimenti. Siamo eccitati ma anche stanchi e provati, e l’indomani mattina dobbiamo pure andare a scuola. Ci vanteremo con i compagni di classe, noi qui noi là voi niente… Ho scoperto in rete una testimonianza sonora del concerto, si sente male ma è l’unica che ho reperito. (link)

Credo che la registrazione fatta con il mio Grundig fosse migliore… PS: La promessa di smettere di suonare è stata disattesa...




Riccardo Marongiu©

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